Gandini, tra i più significativi car-designer e progettisti del XX secolo

Il museo dell’auto di Torino rende omaggio a Marcello Gandini, icona del design italiano nel mondo.
La mostra fa percorrere la vita del designer torinese, dagli inizi con il meccano per poi passare alle più celebri coupé della storia.
Mi è piaciuta molto l’idea di ricreare il suo tavolo di lavoro con i disegni, mettendo in mostra il lato più vero e incasinato di ogni designer, dove le idee si inseguono, si formano e si disfano nel giro di pochi tratti. L’inizio ufficiale avviene nel 1965 come Direttore dello Stile in Bertone.

Il giovane Marcello non sarebbe diventato Gandini e Bertone, forse, non sarebbe diventato un mito dell’automobile, se due uomini eccezionali non si fossero incontrati. Nel 1966 la carrozzeria di corso Trapani ha già cinquant’anni e Nuccio, figlio del fondatore, vuole trasformarla in una grande industria. Produce per Alfa Romeo e per Fiat le vetture che i colossi non riescono a costruire in proprio.
Ma è lo stile Bertone che fa la differenza. Da sempre Nuccio ingaggia i migliori, quelli che osano, che guardano avanti. Marcello, dal canto suo, la prima cosa che fa per Bertone è la Miura. Difficile, a quel punto, mettergli dei limiti. Rimarranno insieme per quattordici anni. Proprio grazie allo spirito dirompente e innovativo della casa torinese Gandini crea le auto più rivoluzionarie del panorama mondiale.

Gandini, tra i più significativi car-designer e progettisti del XX secolo

Dalla sua matita prendono forma la Miura, la Countach, il prototipo Stratos Zero, la Lancia Stratos HF, la Alfa Romeo Carabo, la Lamborghini Espada.
La filosofia del “genio nascosto” è sempre stata sovversiva. Dopo aver spostato il motore in posizione centrale, spinse avanti l’abitacolo e accorciò il cofano, con il risultato di un’architettura e un disegno nuovi per l’epoca. Basta guardare le linee della Countach che a distanza di quarant’anni rimangono uniche e quantomai moderne.
Ancora una volta la Bertone stupisce il mondo per la forza dissacrante delle sue visioni: sulla Countach viene praticamente eliminato il volume anteriore, esasperando le ricerche formali iniziate alla fine degli anni Sessanta con l’Alfa Carabo. E’ il punto culminante della rivoluzione stilistica di Gandini, che sposta il posto di guida in avanti e pone il motore al centro. La vettura non fu accolta da tutti con plauso, ma nel tempo divenne un best-seller e rimase in produzione fino al 1990.
Un modellino in scala 1:18 nero regalatomi da mio nonno è ancora sulla mia scrivania.
La capacità di osare senza snaturarsi, di creare linee uniche ed estreme stridono con la personalità schiva e riservata.

Gandini, tra i più significativi car-designer e progettisti del XX secolo

 

Quando uscì la Miura, chi aveva già un gran turismo la mise in vendita”. Questo ricordo clamoroso dà una dimensione dello choc che, nel 1966, la prima berlinetta a motore centrale creò nel mondo. Tutto sembrò improvvisamente vecchio.
Resto da sempre affascinato anche dalle linee della Miura, morbide e nette, a coprire un telaio e un motore rivoluzionari (architettura e meccanica opera del lavoro congiunto di Dallara, Stanzani e Bizzarrini).
La cosa più bella di questa mostra trovo sia una frase riportata in una video intervista che si può vedere durante il percorso.
Gandini dice che secondo lui una vettura è riuscita quando suscita in chi la guarda un’espressione di stupore “aaah” senza altri pensieri. Senza dubbio l’espressione più bella del mondo dell’auto.

Gandini, tra i più significativi car-designer e progettisti del XX secolo

 

Interessanti anche alcuni disegni tecnici di Piero Stroppa, assistente sempre presente al fianco di Gandini, che danno il giusto valore anche a chi è rimasto più nell’ombra. Per chi non lo sapesse, Stroppa fu assistente di Gandini negli anni della Bertone dal 1965 al 1970.
Esposti in mostra, si trovano: i disegni ortogonali in scala 1:10 del telaio e degli elementi meccanici della nuova Lamborghini, redatti da Piero Stroppa nel dicembre 1965; su questi, Gandini disegnò il profilo della Miura.
I disegni ortogonali in scala 1:10 della versione di produzione della Miura disegnati da Piero Stroppa nel giugno del 1966, seguendo i disegni forniti da Gandini

 

Essendo io da sempre un appassionato delle linee tese e muscolose, rimango a bocca aperta quando posso ammirare la Stratos.
Un autentico mito dell’automobilismo sportivo. Presentata nel 1971, la Lancia Stratos HF avrebbe infatti vinto negli anni a venire ben quattro titoli Mondiali Rally, con piloti indimenticabili quali Sandro Munari. Questa aggressiva berlinetta a due posti, dal modellato muscoloso e compatto (è lunga 3,6 metri e ha un passo di 2,1 metri) adotta un motore Dino 6 cilindri a V di 2,4 litri a 4 alberi a camme in testa da 192 CV . Non si può non parlare anche dello splendido “Progetto Zero”, rivoluzionario e dirompente, con i suoi 84 cm di altezza. Denominato da Bertone “Progetto Zero”, quasi a rievocare una “riprogettazione da zero” del concetto di automobile, appariva in effetti come uno studio rivoluzionario, una sorta di scultura mobile, realizzata su telaio Lancia Fulvia 1,6 HF, con motore centrale posteriore e un inedito accesso all’abitacolo attraverso il parabrezza che si apriva ribaltandosi verso l’alto.

Gandini, tra i più significativi car-designer e progettisti del XX secolo

Come avrete capito, alcune delle auto che più amo del panorama auto sono presenti in questa mostra, vi consiglio di prendervi due ore di un pomeriggio e di immergervi nella mente e nella matita di un uomo davvero oltre le righe. Ma sbrigatevi, perché la mostra rimane aperta fino al 26 Maggio.